Venedì 18 luglio
Laghi, colli e diplomi.
All’aeroporto di Roma, dove arriviamo dopo il breve volo da Catania, ci accolgono Concetta Nostro e Piergiorgio Scarlato, entrambi dell’INGV, che ci accompagneranno sui Colli Albani… naturalmente non solo per fare un pranzo fuori porta ma anche per scoprire ancora qualcosa sul mondo dei vulcani. Noi siamo impolverati dalla cenere dell’Etna e addosso abbiamo ancora un po’ dell’odore che ci ha lasciato Vulcano… lo zolfo non è facile da eliminare! Insomma siamo a malapena presentabili, e anche molto stanchi… Concetta e Piergiorgio invece sono puliti e pieni di energia. Tuttavia, dopo alcune disavventure aeroportuali, siamo pronti per la gita.
Non ci mettiamo molto per uscire da Roma e il lago che improvvisamente ci appare dietro una curva, perfettamente circolare e circondato da morbide colline verdi, nulla ha a che fare con quello che ci si aspetterebbe da un vulcano… almeno a quanto risulta a noi dalla nostra esperienza. Abbiamo visto montagne, grandi e piccoli coni, emanazioni sulfuree puzzolentissime, colate incandescenti, cenere, rocce di vario genere e aspetto… ma un lago, no, non può essere un vulcano.
Ma di fatto è proprio un vulcano e nemmeno tanto spento. Tutti avremmo scommesso che fosse almeno spento da molto tempo, e questo infatti è il primo commento di Kai e Alberto che rimangono stupefatti dalla risposta di Piergiorgio: “Che cosa vuol dire spento?... che non erutta più da mille anni? Da centomila anni? La definizione scientifica di “vulcano spento” è un po' complicata ed è così: un vulcano è spento quando il tempo trascorso dall'ultima eruzione è maggiore del tempo medio di ricorrenza. Nel caso degli Albani l'ultima eruzione è datata 36.000 anni fa mentre il tempo medio di ricorrenza è di 45.000 anni. Quindi siamo ancora molto al di sotto del termine che lo collocherebbe come vulcano spento, mancano infatti ancora almeno 9000 anni... nessuno di noi può aspettare così tanto per sapere se i Colli Albani siano spenti o no! Però, se ci mettiamo le emissioni di gas, i terremoti e le deformazioni del suolo, oggi si pensa che i Colli Albani siano un vulcano attivo in stato di quiescenza. Che vuol dire in altre parole che possono ancora eruttare ma non si sa quando...”
Dopo queste informazioni, guardiamo con sospetto le placide acque del lago dove i turisti se ne vanno a spasso con i pedalò. Amrit vorrebbe tanto farsi un giro anche lui, ma non c’è tempo.
Tutta l’area dei Colli Albani, dove oltre al lago di Albano si trova anche quello di Nemi, erano una volta, circa tra 560.000 e 350.000 anni fa, un unico grande vulcano, chiamato il vulcano Tuscolano Artemisio, racconta Piergiorgio. Poi, il grande vulcano collassò, e formò una caldera. Seguì un’altra fase, tra 308.000 e 250.000 anni fa: ci furono delle grandi esplosioni dovute al contatto tra magma e acqua. Da queste esplosioni si formarono dei crateri che poi si riempirono di acqua, e tra 71.000 e 36.000 anni fa si formarono i laghi Albano e Nemi… e così eccoci qua, davanti al prodotto di questa lunga storia.
In epoca pre-romana questa zona era molto abitata. Il clima era ideale, non troppo caldo, con boschi e abbondante acqua… ed è proprio qui che fu fondata Alba Longa, la mitica progenitrice di Roma e capitale dei Latini. Più tardi, Alba Longa fu distrutta dalla stessa Roma.
Si narra che durante l'assedio degli Etruschi alla città di Veio che si trova a nord di Roma sulla Cassia, i Romani siano riusciti a costruire un acquedotto lungo più di due chilometri in meno di un anno: era questa la profezia dell’oracolo, e se ci fossero riusciti avrebbero vinto la guerra.
E così fu. “Questi due chilometri di tunnel sono un record ancora imbattuto?” chiede Kai impressionato. Entriamo attraverso un portale in quello che resta dell’acquedotto che rimase in uso fino a circa trent’anni fa. “Guarda che bello… ma se dovevano fare in fretta, perché perdevano tempo a farlo bello? Non era meglio che si sbrigassero?” continua Kai con la sua mentalità olandese pragmatica… ma la bellezza ha il suo valore in tutte le cose, e così i Romani hanno preferito dedicare un po’ di tempo anche ai dettagli.
Ritornando verso la città, dove ci aspetta ancora una sopresa, ci fermiamo ad ammirare dall’alto il lago. Poco distante il profilo inconfondibile della residenza estiva del Papa a Castel Gandolfo.
A Roma, appena entrati nella sede dell’INGV, i mini vulcanologi si intrattengono con un grande modello della Terra, proprio nell’ingresso principale: le varie placche si possono staccare e ricomporre… sono magnetiche.
Poi nella sala riunioni ci aspetta una buona merenda e … i diplomi. È questa la sopresa finale di questo grande vaiggio. Gianni consegna a ogni bambino il diploma di mini vulcanologo: a uno a uno vengono chiamati e ricevono i complimenti e l’attestato… sono tutti visibilmente emozionati: non se l’aspettavano! Ma chi riceve la sorpresa maggiore sono proprio i veri vulcanologi: Gianni, più di tutti, è rosso dalla contentezza, oltre che dal sole preso in Sicilia, quando riceve il suo attestato di SUPER VULCANOLOGO firmato da tutti i mini vulcanologi, … lo stesso spetta a Patrizia Landi, Paolo Madonia, Boris Behncke e Piergiorgio Scarlato. E per finire una foto di gruppo, ognuno con il suo diploma, chi mini e chi super… ma bravissimi sono stati tutti.
Simona Cerrato