Martedì 8 luglio
La solfatara
Dopo una mattinata caldissima, con una cappa umida e immobile che non lascia respirare, ecco che nel pomeriggio, proprio quando dobbiamo avviarci verso la Solfatara di Pozzuoli, si alza un bel vento che libera il cielo.
La Solfatara. I romani ci facevano le terme e i bagni, e non a caso qui è stato girato il film di Totò all’inferno. E infatti sembra proprio la bocca dell’inferno come uno se la può immaginare.
Una conca ampia alcune centinaia di metri, di un bianco accecante, chiazzata di zone giallastre e rossastre dei depositi di zolfo. Qua e là si alzano nubi di fumo biancastro. Al
centro una pozza di fango bollente.
Ai margini della conca, c’è un campeggio… e sulle sponde, poco più su, comincia la città: le case hanno la vista (e l’olfatto) direttamente sulla Solfatara!
Ma perché c’è lo zolfo nei vulcani e in particolare qui nella Solfatara? Lo zolfo, che è contenuto nel gas intrappolato nelle rocce, fuoriesce dalle fenditure aperte nel terreno e viene trasportato all’esterno con il vapore acqueo dalla fumarola; quando esce all’esterno entra in contatto con le rocce che sono fredde rispetto al gas e sublima, cioè passa dallo stato gassoso allo stato solido, si deposita dando la tipica colorazione gialla arancione.
Man mano che ci si addentra verso la zona più attiva, la temperatura cresce e l’odore di zolfo, all’inizio appena percepibile, diventa predominante. I bambini si lamentano della puzza! Tutti si tappano il naso con i fazzoletti…
Il terreno su cui camminiamo diventa sempre più caldo… con i piedi nudi nei sandali, si sente il calore, sempre più intenso, che sale dalla terra. Ci allontaniamo in fretta dalla zona, Kai mette un piede in fallo e si becca un soffio bollente proprio sul ditone. Che male: una bella ustione. Se rimarrà una piccola cicatrice, sarà un ricordo di questa spedizione.
Dopo una sosta all’ombra, visitiamo il tempio di Serapide, in realtà un antico mercato romano, con le famose colonne dove si vedono i resti dei molluschi che hanno colonizzato il marmo quando il mercato è sprofondato sotto il mare ai tempi degli antichi romani. Qui, a Pozzuoli, la terra è instabile: scende e sale anche di metri. Si chiama bradisismo. Gli scienziati non hanno ancora una spiegazione completa e soddisfacente del fenomeno. Sembra che capiti perché la terra che è fatta di roccia porosa si riempie di acqua e poi periodicamente si “sgonfia”: così il terreno e tutto ciò che ci sta sopra sprofonda… poi risale in una specie di altalena geologica i cui meccanismi sono ancora da scoprire.
Come sempre in ritardo rispetto ai piani, andiamo al porto dove tra un traghetto e una nave mercantile ci attende l’Adriatica alla fonda… il gommone fa quattro giri per caricarci tutti a bordo.
La traversata fino a Vico Equense, un po’ più di due ore, con l’onda lunga e lo stomaco vuoto ci mette un po’ in difficoltà. Molti si addormentano per fronteggiare meglio la situazione. Quando arriviamo a Vico, c’è quasi il paese intero ad accoglierci, come si usa da queste parti. Ci hanno aspettato tutti per andare a mangiare la pizza a metro: sembra che sia stata inventata proprio qui. Pizza a metro dopo pizza a metro ci riprendiamo… e per essere sicuri di non lasciarci con un po’ di fame, ci regalano due metri di pizza da portare a bordo.
La notte passa tranquilla al molo di Vico, la mattina ci svegliamo tardi… sono quasi le nove. Non è ancora cominciata la giornata che siamo già in ritardo sul programma.
Simona Cerrato