4 gennaio / Stazione Darwin
Una giornata afosa e coperta. La mattina siamo tutti veramente spossati. La Stazione Darwin, dove studiano e allevano le tartarughe, non ha eccitato le emozioni di nessuno. Le guide presentano il famoso Solitario Jorge (Lonesome George), che tutti sanno essere morto da qualche mese, e raccontano la sua storia: quella tartaruga che ci mostrano non è il vero Solitario Jorge, forse un fantasma? Ma chi può verificarlo? Chi riesce a distinguere una tartaruga da un’altra, anche se di varietà e di specie un po’ diverse?
Qui vivono le tartarughe con il guscio a sella e il lungo collo striminzito, tipiche delle zone più aride. Ci sono anche i piccoli, che fanno nascere qui. Nascono da uova grandi più o meno come quelle delle galline, ma da adulte le tartarughe pesano anche 250 chilogrammi… una bella crescita.
Nel laboratorio, dove ci stanno aspettando grazie alle conoscenze di Alfred, osserviamo con il microscopio i campioni presi con un semplice disco di Petri dal mare antistante la Stazione. Il giorno prima avevamo fatto anche una retinata: si cala in acqua un retino fitto fitto a forma di imbuto, dove sul fondo si accumulano i microorganismi presenti nell’acqua. Il laboratorio è semplice ma abbastanza attrezzato. Su dei begli scaffali e armadi di legno stanno riposti non molto ordinatamente vari preparati e attrezzature da laboratorio. I ricercatori sono molto giovani. La dottoranda che ci accoglie sembra contenta di avere dei bambini in laboratorio. Margherita se la prende per sé e le chiede un sacco di cose in qualche lingua più o meno nota a entrambe. Nel frattempo i bambini imparano a mettere a fuoco e a guardare nel microscopio. Si vedono un po’ di larve di piccoli crostacei chiamati copepodi, un vermetto e altri esseri non meglio identificati.
L’idea è quella di osservare la base della catena alimentare, il fitoplancton, microorganismi unicellulari fotosintetici senza i quali tutti gli organismi superiori non esisterebbero. Insomma il mare sarebbe morto. Un sacco di domande e commenti intelligenti o ipotesi magari sbagliate ma ragionate. Malgrado l’ora tarda e la fame — l’ora di pranzo è ormai passata da un pezzo — si sta ancora lì un po’ a riflettere su come degli esserini così piccoli, che la maggior parte di noi non sa nemmeno che esistono, possano invece risultare così importanti.
Simona Cerrato