3 gennaio / Floreana
È di più di quanto immaginassi. Avevo timore che queste Galápagos potessero essere in parte una delusione. Dopo tutti i libri che ho letto — sono almeno sei mesi che non faccio altrio che occuparmi di Darwin, dei suoi scritti, di evoluzione, delle isole — dopo tutte le immagini di altri viaggiatori che hanno riportato testimonianza fantastiche, c’era il rischio che non riuscissi a godermi lo spettacolo. E invece qui è tutto più di quanto avessi immaginato. Le morbide colline vulcaniche dell’isola di Floreana che abbiamo appena lasciato, con i colori secchi della stagione invernale che ricoprono le forme coniche degli antichi vulcani, il vento che soffia dall’oceano mai calmo, le spiagge bianche o scure a seconda che siano organiche o di origine lavica… sono un’emozione continua. E gli animali: questa è la cosa più straordinaria. Ogni giorno un nuovo incontro ravvicinato.
Oggi su Floreana abbiamo fatto un’escursione nell’interno, approdando su una spiaggia scura ricca di granuli di olivina, un minerale che si forma solo a pressioni e temperature altissime, nelle profondità della Terra. Arriva in superficie scaraventato da qualche eruzione. Un lago salmastro è abitato da molti fenicotteri. Da giovani sono grigiastri, e diventano rosa solo dopo che hanno mangiato una quantità sufficiente di gamberetti rosa, che sono rosa perché a loro volta si sono nutriti di copepodi rosa, che sono rosa perché che a loro volta si sono nutriti di un’alga rosa… fine della catena. L’atmosfera è cupa, sia per l’ambiente spoglio che per il cielo coperto di nuvoloni grigi.
Più tardi saliamo tutti sul gommone che ci porta alla Corona del Diavolo, una serie si scogli ad anello dove vive una ricca popolazione di pesci: pesci chirurgo, pesci luna, pesci palla e squali pinna bianca. “L’acqua è fredda ma valeva la pena… gli squali pinna bianca!” dice Tommaso tremando dal freddo tornando a bordo. Io sono rimasta a bordo con Amrit e abbiamo la fortuna di vedere, a pochi metri dalla barca, una picchiata di una sula che subito dopo emerge con la sua preda nel becco. La velocià con cui entrano in acqua, tutte raccolte come un proiettile, è straordinaria. Bisognerebbe calcolarla. Vado in acqua anch’io in una insenatura più calma. Con la maschera vedo sfrecciare uno strano pesce: allungato ma tondegginate con uno strano muso… poco dopo sfreccia veloce con un salto fuori dall’acqua. È un pinguino! Ma qui non dovrebbero esserci pinguini, le guide dicono che stanno su Fernandina, Isabela e Rabida… ma ai pinguini che gliene importa delle guide? A loro è piaciuto questo posto e hanno formato una piccola colonia. Nel pomeriggio, sulla spiaggia dall’altra parte dell’isola, tutti i bambini nuoteranno con una giovane otaria e con un pinguino molto socievole. Un gruppo di fregate si destreggia in manovre di pesca non molto fortunate.
“E pensare che io non volevo venire alle Galápagos — dice Margherita — adesso ho cambiato idea!”
Mentre finisco di scrivere, ricevo su una spalla una cacca di fregata. Mike non perde l’occasione per fare una foto.
Simona Cerrato