Plaza Huincul non esisteva fino all’inizio del secolo scorso quando, nel 1919, hanno trovato il petrolio e scavato il primo pozzo. Da uno, i pozzi sono diventati tanti e ne abbiamo visti molti lungo il (breve) tragitto da El Chócon a qui… piantati nel deserto come strani uccellacci che con i loro becchi oscillanti succhiano, mai sazi, il succo nerastro dal profondo della Terra.
Il petrolio viene poi raffinato nella raffineria YPF (Yacimientos Petrolíferos Fiscales) proprio accanto alla città. Il petrolio è il motivo dell’esistenza stessa di Plaza Huincul e anche una fonte di ricchezza per la comunità… ma naturalmente anche una fonte di piccoli e grandi guai: anche se la raffineria funziona con macchinari moderni e con grande attenzione verso l’ambiente, i lavoratori e la salute di tutti, l’odore dolciastro tipico di queste lavorazioni chimiche si sente nell’aria. E ogni tanto capita un guaio maggiore come il cedimento di alcune tubature che hanno rilasciato petrolio nel terreno proprio in corrispondenza di un centro sportivo con campi di calcio, tennis, rugby. Ora il terreno è contaminato in attesa di bonifica e il centro sportivo inutilizzabile.
I dinosauri sono arrivati in città (con un ardito capovolgimento del tempo) dopo il petrolio, soltanto all’inizio degli anni novanta. E sono oggi l’attrazione del luogo. Non solo per i turisti che vengono al Museo Carmen Funes ad ammirarne i resti e le meravigliose ricostruzioni, ma anche per scienziati di rilievo internazionale che desiderano studiarli.
Il Museo diretto da Liliana Rikemberg, che ci accoglie con grande generosità, è effettivamente molto emozionante. L’enorme sala costruita per ospitare la replica dell’Argentinosaurus huinculensis, proprio accanto ai reperti originali, è impressionante. L’animale è lungo circa 40 metri e la piccola testa tipica dei sauropodi si sporge dal lungo collo per venire a incontrarci. Come ci spiega Jorge Vargas, che ci fa da sapiente e appassionata guida, un Argentinosauro pesava come 17 elefanti messi insieme, e due adulti e un cucciolo riempirebbero un intero stadio di calcio.
Colpiscono molto anche i resti degli antichi nidi: qui ce ne sono solo alcuni esemplari ma nelle vicinanze è stata trovata una zona ampia 25 chilometri con un’enorme quantità di nidi di dinosauri gli uni accanto agli altri. “Probabilmente i dinosauri si spostavano tutti insieme nella stagione opportuna verso le zone di cova e lì si radunavano in una specie di enorme nursery,” ipotizza Marco Avanzini, il nostro paleontologo. L’ambiente non era come lo vediamo oggi – una distesa desertica dove crescono solo stizziti cespugli spinosi e irti – ma era caratterizzato da foreste ombrose e umide, e ampi corsi d’acqua irrigavano la pianura. In mezzo a questi boschi pascolavano e cacciavano popolazioni numerosissime di Giganotosauri, Argentinosauri, Neuquensauri, Patagonicus, Patagopterix e altre decine di specie grandi e piccole, carnivore ed erbivore…
Proprio qui, dove stiamo passando noi ora.
Kiki, te súper felicito por la experiencia que estas viviendo la verdad que se lo ve muy divertido e interesante …. Seguí disfrutando, te mando un BESO TAN GRANDE COMO EL DINO te QUIERO MUCHO!!!
Pepe.
Marco puoi farci un esempio delle condizioni che portano alla fossilizzazione di un nido di dinosauro?
Erano assimilabili ai nidi degli attuali rettili, cioè le uova venivano sotterrate sotto la sabbia o sotto materiale organico in decopmposizione?
i nidi dei dinosauri erano strutture complesse confrontabili con i nidi di alcuni uccelli attuali che nidificano a terra (penso ai nidi dei feicotteri o delle sule). Il nido era costituito da una depressione scavata nel terreno e circondato da un bordo sollevato di terra o fango in modo che le uova non potessero spostarsi o rotolare fuori. I dinosauri sauropodi non potevano “covare” le uova e quindi è verosimile che il nido venisse coperto da vegetali che decomponendosi sviluppavano calore (avviene cosi anche nei coccodrilli attuali). I dinosauri piu piccoli e specialmente i teropodi avevano comportamenti simili a quelli degli uccelli odierni: sono conosciuti esempi di femmine morte nel nido per proteggere le uova.
La fossilizzazione è conseguenza di un evento drammatico e imprevisto: la piena di un fiume, una tempesta di sabbia, la cenere di un vulcano in eruzione hanno coperto le uova sigillando il nido e permettendone la lenta mineralizzazione.