Cicli di migliaia di miliardi di anni potrebbero dare conto del basso valore dell'energia del vuoto.
Un Universo che si espande e che poi torna a contrarsi ogni migliaia di miliardi di anni. È questa la spiegazione proposta da Paul Steinhardt della Princeton University e Neil Turok dell'Università di Cambridge in un articolo pubblicato su "Science" (vol. 312 n.5774) per cercare di dare una risposta alla domanda scientifica fondamentale: come è nato l'Universo. Nel modello ciclico di Steinhardt e Turok, l'Universo si espande e si contrae in modo ripetuto su scale molto più lunghe dei quasi 14 miliardi di anni che sembrano essere trascorsi dal big bang a oggi.
Questo spiegherebbe anche perché la costante cosmologica ha raggiunto il numero strano che ha oggi. Nel 1996 si scoprì che l'Universo non solo si stava espandendo ma stava anche accelerando. Fu allora introdotta la costante cosmologica per descrivere la forza di repulsione che sembrava causare questa accelerazione. Ma il suo valore è stato sempre considerato dai fisici come troppo piccolo. La teoria quantistica suggerisce infatti che lo spazio vuoto è di fatto pieno di particelle subatomiche che si formano e spariscono costantemente. Questo produce una sorta di energia del vuoto che fa sì che lo spazio si respinga e quindi l'Universo acceleri.
Il problema è che il valore calcolato dell'energia del vuoto è enorme, al punto tale che non si potrebbero formare stelle e pianeti. Mentre quello osservato è più piccolo di un fattore pari a un 1 seguito da 120 zeri. L'Universo ciclico spiegherebbe con i suoi cicli molto lunghi perché l'energia del vuoto abbia avuto la possibilità di decadere fin quasi a zero. L'idea sarebbe anche verificabile: secondo i due fisici il decadimento di questa energia dovrebbe produrre nuove particelle fondamentali, chiamati assioni.
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