In totale sono 16 119 le specie considerate a rischio dalla World Conservation Union.
Anche gli orsi polari e i cavalli entrano nel numero delle specie a rischio di estinzione. Lo ha annunciato la World Conservation Union (IUCN), l'organizzazione internazionale che si occupa di valutare il livello di rischio delle specie animali e vegetali al mondo. Secondo la nuova lista rossa 2006, resa nota oggi, il numero di specie dichiarate ufficialmente estinte ha raggiunto quota 784 mentre altre 65 sono presenti solo in cattività o perché (se vegetali) coltivate. Delle 40 177 specie prese in esame dalla IUCN 16 119 sono ora considerate a rischio di estinzione. Tra queste ci sono un terzo delle specie di anfibi, un quarto degli alberi di conifere, un quarto dei mammiferi e un ottavo degli uccelli esistenti.
Gli orsi polari sono una delle specie più a rischio a causa dell'impatto dei cambiamenti climatici particolarmente forte nelle regioni artiche, dove si stima che nei prossimi 50-100 anni l'estensione dei ghiacci polari in mare dovrebbe scendere del 50-100%. Questo si tradurrebbe in un calo del 30% della popolazione di orsi polari nei prossimi 45 anni.
Secondo il rapporto, l'impatto delle attività umane ormai si estende anche su regioni che sembrerebbero al di fuori dell'azione dell'uomo. A esempio, animali e piante adattate a vivere in deserti e zone aride si stanno lentamente estinguendo, svuotando a poco a poco queste zone. In questo caso la minaccia principale è la caccia non regolamentata che mette a rischio la gazzella del Sahara (con un crollo nell'80% della popolazione negli ultimi dieci anni).
Per quanto riguarda gli ippopotami, ormai sono stati qualificati come vulnerabili dall'organizzazione ambientalista, soprattutto a causa del declino della popolazione che vive nella repubblica democratica del Congo. A rischio anche una specie meno conosciuta di ippopotamo, l'ippopotamo nano o Hexaprotodon liberiensis che vive in una manciata di paesi dell'Africa occidentale: classificato come vulnerabile ora è entrato nella categoria "in pericolo" a causa del disboscamento e della caccia di frodo.
Perché si scateni un uragano "mostro" servono anche l'intervento di altre condizioni atmosferiche.
Per la prima volta da un cratere sudafricano emerge un frammento consistente di un grosso "sasso spaziale".
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Un recente esperimento rivela che la massa mancante è dovuta probabilmente alla grande energia di legame del protone.
Le reti di telefonia mobile possono essere usate anche per la raccolta di dati meteorologici.
Cicli di migliaia di miliardi di anni potrebbero dare conto del basso valore dell'energia del vuoto.
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L'aumento di temperatura sull'Oceano Pacifico potrebbe cambiare il regime dei venti e le precipitazioni locali.
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