Il biocombustibile può essere prodotto sprecando meno petrolio di quanto necessario per produrre benzina
Mettere etanolo nel motore della propria auto è più ecologico che bruciare benzina. Lo sostengono alcuni ricercatori della University of California, Berkeley, che hanno dimostrato che produrre un litro di etanolo significa consumare molto meno petrolio di quello necessario per la produzione di una analoga quantità di benzina. E in futuro, grazie alle nuove tecnologie per estrarre e macerare la cellulosa da cui si forma l'etanolo, la convenienza di questo combustibile potrebbe essere maggiore di quanto non lo sia già adesso.
Fino a oggi si riteneva che questo combustibile ottenuto dalla fermentazione dei cereali fosse in realtà anti-economico sotto il profilo ambientale. Precedenti studi avevano indicato che per ottenere un litro di etanolo fossero necessari notevoli quantità di energia (in termini di combustibili fossili), maggiori di quelle ottenute bruciando l'etanolo prodotto. Incidono particolarmente, sotto questo profilo, gli alti costi energetici della coltivazione del frumento e della sua trasformazione in etanolo.
Ora però i ricercatori guidati da Dan Kammen e Alex Farrell dell'Energy and Resources Group hanno analizzato nuovamente su "Science" (27 gennaio, vol 311, numero 5760) sei precedenti studi relativi al bilancio energetico-ambientale di questo prodotto rilevando in ciascuno alcune imprecisioni. Una volta corrette le assunzioni errate i risultati ottenuti dai sei studi sono stati evidenti: produrre etanolo dal frumento significa usare meno petrolio necessario per la produzione della stessa quantità di benzina. Mancano però - hanno spiegato i ricercatori - altre considerazioni in termini di impatto ambientale dell'etanolo. Per esempio non si è valutato il giusto peso relativo alla erosione dei suoli dovuta alla coltivazione intensiva del frumento.
Un aspetto che rende questo combustibile ancora più appetibile come fonte energetica pulita è legato agli sviluppi che sta facendo in questi ultimi anni la tecnologia sulla cellulosa. Questi sviluppi, che implicano l'utilizzo su vasta scala delle biotecnologie (batteri che scompongo le fibre e le fanno fermentare) sembrano permettere di utilizzare anche altre piante come fonte valida per la produzione di etanolo. Si tratta di piante - come per esempio i salici - con rapido accrescimento ma con scarso potere calorifero che vengono scartati dall'industria del legname. Ogni anno circa un miliardo di tonnellate di questo materiale vegetale nei soli Stati Uniti finisce al macero senza alcuna applicazione.
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