I dati raccolti dalla NASA stimano che l'isola di ghiaccio versi in mare 200 volte la quantità di acqua usata ogni anno dalla metropoli di Los Angeles
I ghiacciai della Groenlandia stanno scivolando in mare molto più rapidamente del previsto: la quantità di ghiaccio affluita nell'Oceano Atlantico è raddoppiata negli ultimi cinque anni, e oggi il contributo della Groenlandia all'innalzamento del livello del mare è 2 o 3 volte superiore a quello del 1996.
Lo afferma uno studio pubblicato su "Science" (vol. 311 n. 311) da ricercatori della NASA e dell'Università del Kansas, sulla base di dati ricavati da monitoraggi satellitari. Finora si pensava che il tempo di scioglimento dell'intero strato di ghiaccio richiedesse fosse di circa 1000 anni, ma ora nuovi studi fanno pensare che potrebbe essere molto più breve, anche se ancora non è stato possibile stabilire quanto.
Di conseguenza, anche il livello del mare potrebbe salire più rapidamente. Se tutto il ghiaccio groenlandese si sciogliesse, il livello del mare nel mondo salirebbe di sette metri.
"Siamo preoccupati perché sappiamo che in passato il livello del mare era in grado di salire anche dieci volte più rapidamente. Se dovesse verificarsi di nuovo, non sono sicuro che sapremmo gestire la situazione", spiega Eric Rignot della NASA, uno degli autori della ricerca.
I ghiacci della Groenlandia coprono una superficie di 1,7 milioni di chilometri quadrati (quasi sei volte l'Italia), e il loro spessore arriva a 3 chilometri. Nel 1996 la quantità totale diminuiva di circa 100 chilometri cubi di ghiaccio all'anno, ma nel 2005 il dato è salito a 220 chilometri cubi: più di 200 volte la quantità d'acqua usata in un anno dalla città di Los Angeles.
Con tutta probabilità il fenomeno è dovuto, in particolare nella parte meridionale dell'enorme isola, all'innalzamento della temperatura atmosferica: negli ultimi 20 anni la temperatura nella Groenlandia sudorientale è aumentata di 3 gradi. Ma anche il nord dell'isola ha subito un riscaldamento negli ultimi anni, e questo potrebbe causare un maggiore scioglimento dei ghiacciai. Per questo i ricercatori hanno in programma di continuare il monitoraggio satellitare.
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