Una curiosa ricerca inglese svela che meglio conosciamo una strada più ci sembra lungo percorrerla
Più volte seguiamo lo stesso percorso, più lungo ci sembra il tragitto. Finalmente, questa asserzione che viene dal senso comune è stata spiegata da un gruppo di ricercatori inglesi che ha scoperto i meccanismi cerebrali alla radice del fenomeno. Coordinati da Andrew Crompton della Manchester University, 140 studenti di architettura dei primi tre anni hanno cercato di stimare le distanze tra i loro alloggi studenteschi e alcune destinazioni comuni (tipo la mensa e la biblioteca). In un articolo pubblicato sulla rivista "Environment and Behavior" (Mar 2006; 38), Crompton spiega che gli studenti del primo anno stimavano la lunghezza di un percorso di un miglio in 1,24 miglia, mentre quelli del terzo anno in 1,45 miglia.
Da questi dati, Crompton ha elaborato l'idea che il motivo dipende dal fatto che più volte si percorre la stessa strada maggiore è il numero di dettagli del percorso che il cervello accumula e così alla fine il percorso sembra più lungo di quello che realmente è. Per testare l'ipotesi, Crompton ha portato gli studenti a Portmeirion, un piccolo villaggio gallese con le stradine strette e gli edifici pittoreschi dipinti in tinte vivaci.
Dopo aver passeggiato lungo un percorso turistico, gli studenti hanno stimato che la lunghezza del tracciato (circa 500 metri) fosse in realtà di tre volte superiore. Un percorso simile a Manchester lungo sempre 500 metri era stato stimato essere invece lungo una volta e mezzo di più, confermando l'ipotesi precedente.
Lo studio conferma anche alcune idee che da tempo circolano tra gli neuroscienziati e cioè il fatto che la distanza e il tempo dipendano in un certo senso dall'atteggiamento della nostra mente. Ancora, le scoperte di Crompton potranno essere usate dagli architetti per incorporare irregolarità e dettagli nei paesaggi cittadini in modo da far sembrare più spaziose le città. "Insomma - conclude il ricercatore - potremmo far uscire lo spazio dal niente".
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