Gerald Schatten, il ricercatore americano coinvolto nello scandalo delle false staminali coreane, è stato dichiarato innocente da un comitato dell'Università di Pittsburgh rispetto alle accuse di scorrettezza professionale. Schatten è stato però riconosciuto colpevole di negligenza professionale, perché non ha controllato da vicino la correttezza delle ricerche che aveva firmato con altri. A gennaio, dopo la scoperta della truffa sulle cellule staminali da parte del ricercatore coreano Woo Suk Hwang, il preside della Facoltà di Medicina Arthur Levine aveva formato un comitato composto da sei esperti, per investigare il ruolo che Schatten aveva avuto nella vicenda.

Schatten nel giugno scorso era stato uno dei firmatari di un articolo apparso su "Science" e poi ritirato, secondo cui linee di cellule calibrate su misura per specifiche malattie erano state ottenute da cellule staminali provenienti da embrioni umani clonati. Il comitato non ha trovato prove che Schatten avesse preso parte alla falsificazione o che ne fosse a conoscenza, ma lo accusa pesantemente di essere venuto meno alle sue responsabilità quando si trattò di verificare l'autenticità della ricerca.

Secondo il rapporto del comitato, Schatten e Hwang si incontrarono la prima volta nel 2003 a Seul, in occasione di un convegno sulle cellule staminali, e i loro rapporti divennero presto stretti e fecondi per entrambi dal punto di vista professionale. Nel 2004 Schatten aveva contribuito alla pubblicazione, sempre su "Science", di un articolo, anch'esso poi dimostrato falso, sullo sviluppo di cellule staminali da un embrione umano, ma non aveva niente a che vedere con la realizzazione di quell'articolo. Nel 2005 invece si era impegnato in prima persona nell'articolo scritto con Hwang, e il suo nome era fra le firme. Ciononostante, secondo gli esperti di Pittsburgh, Schatten, come scienziato, "non assunse una prospettiva sufficientemente critica".

Per esempio, nel gennaio del 2005 Hwang gli aveva detto che alcune linee di staminali erano state perse a causa di contaminazioni, ma Schatten non aveva dedotto da questo che non c'era abbastanza tempo per produrne di nuove prima del 15 marzo, quando l'articolo fu sottoposto alla rivista.

Inoltre non si era assicurato che tutti i 25 coautori avessero dato la loro approvazione prima che l'articolo venisse sottoposto. E non è da escludere, sempre secondo il rapporto, che se l'avesse fatto la falsificazione sarebbe potuta emergere in tempo.