Una nuova e controversa teoria sostiene che le placche tettoniche potrebbero anche fermarsi, quando unite a formare un supercontinente. È accaduto nel passato, e potrebbe riaccadere nel futuro.
Immaginate se le placche continentali domani si fermassero. Quasi
tutti i terremoti, le eruzioni vulcaniche, gli tsunami e il loro
seguito di sofferenza umana smetterebbero di esistere.
L’anello
di fuoco che circonda il fondale dell’Oceano Pacifico si spegnerebbe.
San Francisco diventerebbe un posto del tutto sicuro per viverci, così
come Tokio, l’Indonesia e tutti gli altri luoghi dove oggi i movimenti
delle placche causano collisioni nella superficie terrestre.
Anche
se non è verosimile che accada in nessun tempo vicino a noi, una nuova
controversa teoria afferma che potrebbe avvenire tra circa 250 milioni
di anni. E questo evento potrebbe essere determinante per la storia
della Terra.
La superficie terrestre è composta di settori
solidi, o placche tettoniche, che galleggiano sul mantello, più
viscoso. Il loro movimento relativo causa i terremoti e l’attività
vulcanica. Allontana anche i continenti l’uno dall’altro, trasformando
specchi d’acqua in oceani larghi migliaia di chimomentri.
Gli oceani
possono anche scomparire del tutto, quando una placca scivola sotto
un'altra in un processo chiamato subduzione, che avvicina masse di
terra fino a farle scontrare per poi riunirle in supercontinenti.
Tra
2,6 e 1,1 miliardi di anni fa si formò un supercontinente chiamato
Rodinia, e l’attività tettonica potrebbe essersi fermata, sostiene Paul Silver dell’Istituto
Carnegie di Washington DC. Quando si forma una massa delle
dimensioni di Rodinia, i processi di subduzione che hanno riunito le
placche si fermano. Il buon senso dice che, perché i movimenti
tettonici continuino, si deve aprire una nuova zona di subduzione.
Silver
afferma che c’è qualche evidenza questo sia davvero avvenuto alla
formazione di Rodinia. Tutte le placche si sarebbero fermate per circa
100 milioni di anni. I vulcani sarebbero scomparsi, e la crosta
terrestre si sarebbe raffreddata e ispessita. Non sarebbero però
rimasta ferma per molto: “Se i movimenti tettonici si fermano per molto
tempo, al di sotto il mantello si surriscalda, e ripartono diffusi
fenomeni vulcanici”, e questo potrebbe aver fatto riapartire le placche.
Lawford
Anderson della Università della California del Sud ritiene che Silver
si sia imbattuto in qualcosa di davvero interessante. Pensa che una
estesa fascia di granito che attraversa l’emisfero settentrionale possa
rappresentare una prova a supporto della sua teoria. I graniti si
sarebbero formati mentre Rodinia si fondeva, e sarebbero emersi nel
supercontinente.
Sostiene Anderson: «Sotto un supercontinente il
mantello si scalda e infine si fonde. Ma nessuno aveva mai pensato
prima che le placche tettoniche si fermassero. Penso sia un’idea
coraggiosa e stupefacente».
Non tutti gli scienziati sono
entusiasti. «È una teoria interessante, ma quasi certamente sbagliata.
La subduzione si sarebbe probabilmente spostata nell’antico oceano,
dove le evidenze di questo fatto non si sarebbero conservate», afferma
Brendan Murphy della Saint Francis Xavier University in Antigonish,
Canada. «Comunque questa teoria può spingerci tutti e riesaminare la
teoria della tettonica a zolle».
Un’opportunità di testare la
teoria di Silver sarà tappena tra 250 milioni di anni quando, se ha
ragione, le placche si fermeranno.
Michael Reilly
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