Riflessione di Loriano Bonora
Trieste, 30 settembre 2005
La legge di riforma dell'università proposta dal ministro Moratti è
passata al Senato, con un maxi-emendamento sul quale il governo ha
chiesto la fiducia. Si tratta però di una riforma decisamente
contestata da tutto il mondo universitario italiano. Ci sarebbero tanti
commenti da fare circa i modi e i tempi di presentazione e soprattutto
il merito della legge. Qui ci limitiamo a tre questioni che balzano
agli occhi più di altre. La prima è l'abolizione del ruolo di
ricercatore e la sua sostituzione con contratti a termine. Se passa
questa misura è inevitabile che le università italiane si svuotino dei
giovani migliori: quanto a contratti a termine molti paesi stranieri
offrono condizioni economiche molto migliori che in Italia. Il secondo
punto riguarda i compiti dei docenti, tra i quali non è esplicitamente
prevista la ricerca. La terza questione è il costo zero della riforma.
Dove le università troveranno, per esempio, i fondi per i contratti di
cui sopra nessuno è in grado di dire.
Molti temono che questa riforma sia il colpo di grazia per l'università
pubblica italiana. Il mondo universitario italiano in tutte le sue
componenti è compatto nel rigettarla e si mobiliterà nella settimana
del 10-15 ottobre, prima della ripresentazione della legge alla Camera.
Ulisse, che nell'università pubblica è nato e in essa vive e si
nutre, sostiene decisamente la mobilitazione in favore di un approccio
più meditato e ragionevole alla necessaria riforma dell'università.
Per ulteriori informazioni:
Testo del decreto legge sullo stato giuridico e reclutamento della
docenza universitaria con gli emendamenti concordati dal Ministro
Moratti con il Relatore di maggioranza PDF (199 Kb)
Testo del maxi emendamento PDF (122 Kb)
La raccolta di tutta la documentazione relativa alla legge e vari commenti sono disponibili al sito Osservatorio sulla ricerca.