Le Galápagos sono un arcipelago nell’Oceano Pacifico, lungo la linea dell’equatore a circa 1000 chilometri dalla costa dell’Ecuador nell’America meridionale. L’arcipelago si estende per circa 8000 chilometri quadrati, tra 1,5° di latitudine nord e 0,5° di latitudine sud. È composto da 13 isole principali e di 6 di piccole dimensioni. L’isola più grande è Isabela, che da sola è grande come tutte le altre messe insieme. Poi ce ne sono altre abbastanza grandi (Santa Cruz, Fernandina, Santiago, San Cristóbal, Floreana e Marchena, in ordine di grandezza dalla più grande alla più piccola), e alcune più piccole (Baltra, Santa Fe, Pinzón, Española, Rábida, Daphne, Seymour, Genovesa, Pinta, Darwin e Wolf). Santiago, Fernandina e Santa Fé non sono abitate. Infine c’è una quantità di isolotti e scogli. Le isole sono di origine vulcanica. Circa 4 o 5 milioni di anni fa vulcani sottomarini eruttando lava hanno formato queste isole facendole emergere dall’Oceano.
La geografia e la geologia delle Galápagos sono fondamentali per la biologia delle isole. Le Galápagos non sono mai state attaccate al continente americano: sono infatti la sommità di vulcani sottomarini e sono sorte direttamente dal mare. Tutti gli organismi, piante e animali, che vivono sulle isole sono arrivati da qualche altro posto. La lava incandescente delle isole appena nate, raffreddandosi, è diventata prima roccia e poi suolo. I semi delle piante, trasportati dagli uccelli, dal vento o dal mare, hanno così potuto attecchire. Man mano che la vegetazione colonizzava il nuovo ambiente, si sono create le condizioni per ospitare anche una ricca comunità di animali.
Le isole Galápagos sono situate alla confluenza tra tre zolle tettoniche: la zolla Pacifica, la zolla Cocos e la zolla Nazca. Le zolle tettoniche sono enormi pezzi di crosta terrestre che galleggiano sul magma sottostante e sostengono i continenti e il fondo degli oceani. Nella zona delle Galápagos le tre zolle si allontanano l’una dall’altra spinte da correnti convettive causate dal calore delle profondità della Terra. Così l’arcipelago, che si trova sulla zolla Nazca, viene trasportato verso sud-est alla velocità di circa 7 centimetri all’anno.
L’età delle isole cresce da ovest verso sud-est. Española è l’isola più antica e ha circa 5 milioni di anni, Fernandina a ovest è invece la più giovane e ha meno di 700.000 anni. Questo fenomeno viene spiegato dai geologi con il modello detto del punto caldo (in inglese hot spot). Nella regione dove sta oggi Fernandina la crosta terrestre, che si trova sul fondo dell’oceano, è più sottile, si trova cioè su un punto caldo. Ogni tanto la pressione che si crea nelle profondità della Terra viene rilasciata attraverso questo punto caldo con un’enorme eruzione vulcanica. Dopo molte eruzioni, il vulcano diventa grande abbastanza per emergere dalla superficie del mare e formare un’isola. Questa nuova isola viene trascinata come le altre nel lento movimento verso sud-est. Dopo essersi spostata a sufficienza dal punto caldo, l’attività vulcanica si esaurisce, e il vulcano spento viene progressivamente eroso dal vento e dal mare.
Il tipo di piante e di animali che possono vivere sulle isole varia da isola a isola e da zona a zona all’interno della stessa isola, e dipende dal tipo di roccia che forma il terreno, dal clima, dalle correnti oceaniche e dall’altitudine.
L’habitat lungo il litorale è una stretta striscia di terra lungo la costa. Qui cresocno soprattutto piante sempreverdi che tollerano il sale. Le quattro specie di mangrovie sono le principali piante delle lagune. Un’altra pianta comune è la Cryptocarpus pyriformis che conserva l’acqua nelle sue foglie carnose che, se le mastichi, sono salate. Fornisce ombra alle otarie e offre riparo per i nidi dei pellicani e delle fregate. Tutte le piante che vivono lungo il litorale hanno sviluppato delle tecniche di desalinizzazione molto più efficienti di quelle inventate dall’uomo.
Sulle aride dune vivono piante erbacee con radici profonde come l’eliotropo, alcune succulente e rampicanti, che proteggono la sabbia e forniscono nutrimento alle iguane di terra e a molti insetti.
Lungo il litorale vivono molti invertebrati, molluschi, crostacei e insetti. Anche le iguane marine vivono lungo il litorale, passando dall’acqua alla terra. Piccoli pesci, come i gobi e i blennidi, si trovano nelle pozze lasciate dalla marea e vengono mangiati dagli aironi. Nelle acque melmose vivono i gamberetti, che forniscono il cibo e la pigmentazione (il colore rosa) ai fenicotteri.
Oltre la zona raggiunta dagli spruzzi di acqua salata si trova un’ampia zona fatta di lava e ceneri dove possono sopravvivere solo piante che non hanno bisogno di molta umidità. Qui la temperatura sale anche oltre i 30°C, soprattutto nella stagione calda. Molte piante perdono le foglie nella stagione fredda, più secca. Le zone aride sono molto importanti, dato che molte delle piante endemiche si sono evolute proprio in queste dure condizioni.
I cespugli e gli alberi delle zone aride, quasi tutti tipici dell’arcipelago, hanno adottato differenti strategie per sopportare la siccità. Probabilmente la pianta più familiare è il cactus Opuntia, del quale ci sono diverse specie tutte con grandi fiori gialli e le caratteristiche pale piatte e spinose.
Ci sono anche altri tipi di cactus, tra cui il cactus della lava, una tipica pianta pioniera capace di crescere anche su rocce vulcaniche recenti. L’unica erba a crescere nelle zone aride è la Mollugo flavescens, che vive usando la rugiada che rimane durante la notte negli interstizi delle rocce.
Ci sono pochi animali in questo habitat. Alcuni rettili, come le iguane di terra, le lucertole della lava e i serpenti si trovano bene nelle zone aride delle isole. Locuste, cavallette e altri insetti forniscono loro il cibo. Sotto le rocce si nascondono scorpioni, ragni e gechi.
Gli uccelli cominciano a comparire solo dove c’è qualche sprazzo di vegetazione. Le sule dai piedi blu scelgono le zone aride per far crescere i piccoli, e hanno sviluppato delle tecniche per mantenere l’umidità e la frescura.
Le zone aride si innalzano fino a circa 200 metri. Man mano che si sale aumenta anche l’umidità e cominciano a crescere alberi più grandi. La biodiversità aumenta.
La lussureggiante foresta degli altipiani è una sorpresa per tutti i visitatori. Riesce a crescere a e mantenersi grazie alla foschia umida o garúa che arriva dal mare portata dal vento freddo da sud-est. Gli habitat umidi sono più sviluppati verso sud, da dove soffia il vento, e cominciano circa a 300 metri.
Da questa altitudine fino a circa 700 metri si trova una zona dominata da un unico albero la Scalesia, un genere endemico della famiglia dei girasoli. La Scalesia può diventare alta 10 metri ma la maggior parte della foresta è fatta da alberi tra i 3 e i 5 metri, che non diventano tanto alti perché devono sopportare dei periodi di siccità.
Più in alto crescono anche altri alberi e cespugli, ma il cambiamento più evidente è l’abbondanza di piante epifite, che si arrampicano sugli alberi senza però essere parassiti (bromelie, vite ecc.).
Le zone erose sono coperte da felci ed erbe, e vengono chiamate pampa.
Da ovest, lungo l’equatore, una corrente d’acqua calda e limpida bagna le cose delle Galápagos, mentre a sud una corrente d’acqua fredda, proveniente dall’Antartico, dopo aver costeggiato l’America del Sud, si dirige al largo fino a raggiungere le isole. L’incontro di queste due correnti ha dato origine a una ricchezza di vita sottomarina, che sostiene grandi popolazioni di uccelli e mammiferi marini. Seguendo la corrente fredda sono approdati sulle Galápagos pinguini e otarie. Uccelli marini, quali sule, fregate, pellicani e albatri hanno preso possesso e nidificato su queste isole disabitate grazie all’abbondanza di pesci delle loro acque. Sempre la corrente fredda, si pensa abbia trascinato dal continente, su tronchi galleggianti, iguane e tartarughe che sono poi approdate sulle isole.
I venti che soffiano dalla costa producono una corrente superficiale che si dirige verso il mare aperto. Acque più fredde, provenienti da grandi profondità, risalgono allora in superficie per compensare queste correnti, provocando un abbassamento della temperatura. Questo fenomeno è noto come upwelling. Le acque profonde sono spesso ricche di sostanze nutritive e sali minerali, di conseguenza le zone di upwelling sono altamente produttive dal punto di vista biologico. Le alghe proliferano, colorando l’acqua di verdastro, e così pure gli organismi che si nutrono di alghe, come i bivalvi, i ricci di mare, i pesci erbivori e le iguane marine. La bassa temperatura dell’acqua delle zone di upwelling, però, non consente alla barriera corallina di sopravvivere. Se si verificano risalite di correnti fredde in prossimità di una barriera, i coralli possono morire, così come gli organismi ad essi legati che non possono spostarsi per cercare un altro luogo in cui vivere.
Simona Cerrato