Sono due giorni che Alberto e Amrit costruiscono un vulcano dietro casa. Siamo o non siamo su isole vulcaniche? Non c’è roccia, qui, che non sia di lava “frizerata” come l’ha definita Amrit in un momento in cui gli sfuggiva la parola giusta. E allora ecco anche un nostro personalissimo e specialissimo vulcano. Con pala, bastoni, una scopa di plastica… e altri mezzi impropri, fanno una montagna di terra a forma di cono e scavano sulla sommità un buco: il cratere. Apettiamo la sera per organizzare una bella eruzione: un po’ di carta, legnetti e via un gran fuoco! Ecco il vulcano Sterzo — così è stato chiamato — in attività.
Viaggiamo nella garua, la nebbiolina dell’altopiano umido, e scendiamo verso la costa di Santa Cruz. Oggi ci tocca la traversata della foresta di cactus e poi la spiaggia di Tortuga Bay. Una foresta di cactus è difficile da immaginare: eppure, in questo clima umido e caldo (sempre per colpa del Niño) eccoci a camminare attraverso questo paesaggio incredibile. I cactus si ergono alti e contorti da un sottobosco intricato di piante che i nostri naturalisti non sanno identificare. La traversata è breve, non più di un’oretta, ma alla fine siamo madidi di sudore e stanchi morti! Sbuchiamo dal sentiero su una spiaggia bianca, battuta dalle onde del Pacifico e orlata, da una parte, da nere rocce laviche nere e, dall’altra, da dune ricoperte da una vegetazione grassa che cresce rasente terra. Qui si nascondono i nidi delle tartarughe di mare che vengono ad accoppiarsi e a deporre le uova in questo splendido posto. Naturalmente non possiamo addentrarci nelle dune per non rischiare di danneggiare i nidi.
Camminiamo sulla sabbia bianca per circa un chilometro, incontriamo pellicani, iguane, beccacce dal lungo becco arancio, altri uccelli marini non meglio identificati (almeno da me!) e sopra di noi veleggiano come al solito le fregate magnifiche, che meritano veramente il loro nome.
Ci sistemiamo in una spiaggia protetta dalle mangrovie, dove l’Oceano non si fa sentire. Facciamo il bagno e per fortuna il cielo è coperto per la maggior parte della mattina, altrimenti nessuno avrebbe resistito al calore equatoriale. Poco distante c’è un nido di iguane: sono piccole e nere, perfettamente mimetizzate con le rocce laviche. All’inizio i bambini riescono a identificarne soltanto alcune, poi man mano che si fanno l’occhio ne contano 36… Alfred dice che ce ne saranno almeno 100! Ecco un bell’esempio di mimetismo osservato in vivo.
Prima di ritornare un’altra esperienza emozionante: il bagno con l’iguana. Le iguane marine sono un po’ goffe sulla terra, anche se sono capaci di improvvisi balzi, ma in acqua sono agili nuotatrici. Ne avvistiamo una in mare che si sta dirigendo verso le mangrovie: ci tuffiamo e nuotiamo con lei fino a riva.
Simona Cerrato