Partiamo da Milano per Atlanta, il 25 dicembre, alle 10:40. Siamo Amrit, il più piccolo degli esploratori, Alfred, il biologo, Enrico, l’uomo della tecnologia, e Simona, quella che racconta. Incontriamo la famiglia Budillon: Giorgio, l’oceanografo, i figli Fulvia e Alberto, e la moglie Chiara. È una sorpresa… l’incontro non era previsto. Loro però faranno scalo a Miami. Sappiamo che anche gli altri sono in viaggio da varie origini: ci incontreremo tutti a Quito tra due giorni. Non vediamo l’ora di essere in Sud America.
Ma ci tocca prima uno scalo negli Stati Uniti. Arriviamo ad Atlanta dopo più di dieci ore di volo e alcune di attesa: “Il viaggio è passato come niente!” dice Amrit. Lo sbarco è più rapido di quanto ci immaginassimo. Comunque, siamo tutti dei potenziali terroristi… e allora veniamo schedati, con foto e impronte digitali, e frugati. Amrit no, “He is too young”. L’America: il paese dove per entrarci bisogna togliersi le scarpe. Ma non per i motivi di cultura, civiltà, igiene per i quali ci si toglie le scarpe quando si entra in un tempio buddista o in una moschea. E infatti, tutti se le rimettono subito con fare indifferente, seccato, arrabbiato, annoiato… a seconda del carattere, dello stato d’animo, dell’origine.
Nel frattempo, Alberto R., partito da Ginevra, teneva conto del trascorrere del viaggio cambiando l’ora del suo orologio a ogni cambiamento di fuso orario. A questo bambino piace avere la situazione sotto controllo!
Simona Cerrato