El Bosque Darwin
Agua de la Zorra (nei pressi di Uspallata, Mendoza) è uno dei più importanti siti fossili dell’Argentina con la sua spettacolare foresta fossile ancora presente sul posto.
Questa foresta è stata scoperta da Charles Darwin che vi riconobbe 52 tronchi fossili del diametro variabile tra i 90 e 150 centimetri sepolti da sabbia vulcanica e ancora in piedi come grandi colonne alte parecchi metri.
La sua scoperta è ricordata in una targa di pietra visibile nei pressi della strada principale che attraversa la foresta pietrificata.
Il 30 marzo 1835 Darwin raccolse il primo campione fossile e lo spedì a Londra, dove venne studiato da Robert Brown che lo attribuì a una specie di araucaria (genere Araucarites). Per questo motivo Darwin si convinse che la foresta doveva essere abbastanza recente (Terziario, tra 65 milioni di anni fa e 300.000 anni fa) e composta da un solo tipo di piante.
L’area con i tronchi fossili si estende per un vasto territorio dominato da rocce originate da detriti vulcanici trasportati dai fiumi. L’ambiente in cui cresceva la foresta era percorso da fiumi sinuosi con rive sabbiose e depositi di fango abbandonato dopo le piene. La sabbia era costituita in gran parte da detrito che il fiume aveva eroso dai fianchi di antichi vulcani ora solidificati in quella che i geologi chiamano Formazione Paramillo.
La foresta non era fitta: aveva una densità di 427 -759 alberi per ettaro (dai 4 ai 7 alberi in un quadrato di 10 metri di lato), ed era costituita da conifere e corystosperme (grandi felci con semi) che formavano due strati di alberi.
Lo strato più alto raggiungeva i 20-26 metri di altezza, era dominato dalle corystosperme, e includeva anche qualcuna delle conifere più alte.
Il secondo strato, composto principalmente da conifere, variava tra i 16 e i 20 metri di altezza. Qualcuno degli alberi più alti raggiungeva anche i 30 metri.
Il sottobosco era costituito da felci.
Da poco tempo gli studiosi hanno scoperto un nuovo tipo di vegetazione fossile costituita da un solo tipo di piante (equiseti) che vivevano nelle aree aperte lungo le rive dei fiumi.
Studiando gli anelli di crescita dei tronchi si è capito che le conifere erano sempreverdi. Il tipo di vegetazione e le dimensioni degli anelli di crescita delle piante più grandi hanno permesso di capire che la foresta si era sviluppata in un clima asciutto e subtropicale marcato da forti oscillazioni stagionali.
Puente del Inca
Le analisi delle osservazioni di Charles Darwin a Puente del Inca, durante il suo secondo viaggio attraverso le Ande hanno attirato l’attenzione degli studiosi su due aspetti diversi delle caratteristiche geologiche di questa zona.
La maggior parte delle sue descrizioni sulle caratteristiche e l’origine del ponte naturale non sono state pubblicate. Lui comprese correttamente che l’origine del ponte di roccia è legata alla presenza passata di una lingua di ghiaccio e neve di valanghe sulla quale si era accumulato detrito di frana poi cementato dalle vicine sorgenti termali. Lo scioglimento del ghiaccio sottostante aveva portato alla formazione di un ponte sospeso di ghiaia e blocchi cementati.
Più in generale, le osservazioni di Darwin sulle montagne attorno a Puente del Inca, insieme ai suoi reperti fossili di molluschi marini di ambienti poco profondi intercalati con rocce vulcaniche in una complessa successione di strati hanno innescato una significativa analisi dei processi geologici di questo settore delle Ande.
Sulla base delle sue osservazioni geologiche, Darwin sosteneva il sollevamento della montagna, e l’abbassamento del fondo marino, la crescita laterale della cordigliera e l’associazione di questi fenomeni con terremoti e attività vulcanica. Tutto questo anticipò l’ipotesi dell’uniformità del sollevamento delle catene montuose proposta da Charles Lyell.
Darwin è stato in grado di riconoscere l’episodico sollevamento come base fondamentale per la costruzione delle montagne e osservando queste zone ha concluso che le Ande sono ancora in fase di sollevamento.
Nel suo complesso, le sue idee hanno anticipato di molti anni alcune delle premesse della teoria della geosinclinale, e l’ipotesi corrente delle dinamiche di formazione delle catene montuose.
Marco Avanzini