Fossili, orme e paleontologi

Quando parliamo di fossili solitamente pensiamo ai piccoli frammenti di conchiglie che scoviamo lungo il percorso di una nostra passeggiata o forse ai grandi dinosauri esposti nei musei. Questi sono resti del corpo – o di parte di esso – di organismi viventi; per meglio dire, sono ciò che rimane delle parti dure, quelle mineralizzate, dell’anatomia di tali organismi. Avrà infatti più probabilità di fossilizzarsi – perché più resistente – un guscio, un’unghia o un osso piuttosto che un organo molle (come le interiora o la pelle). Questi elementi possono essere utilizzati per risalire alle caratteristiche anatomiche dell’individuo a cui appartenevano: quanto era alto? quanto pesava? qual era la sua età? Possono indicare uno specifico ambiente di vita (era un organismo terrestre o acquatico?), se trovati in associazione (ad esempio bivalvi con ricci di mare e coralli) essi ci raccontano del tipo di fauna che abitava quell’ambiente e, dunque, tendono a indicare delle condizioni specifiche condizioni climatiche. I coralli, ad esempio, suggeriscono un clima tropicale.

Un altro tipo di fossile, meno noto e celebrato, non ci racconta dell’aspetto dell’animale in vita, ma piuttosto ci svela come esso viveva: si tratta delle tracce fossili.

Se ben ci pensiamo, ogni giorno abbiamo a che fare con delle tracce: ci sono quelle che il nostro gatto lascia sul pavimento di casa dopo essere passato nel giardino fangoso (le impronte delle zampe), quelle lasciate sulla neve da una lepre o un camoscio o quelle di un cavallo sul sentiero, ci sono quelle lasciate da un ladro sul luogo del crimine.

Le tracce di quadrupedi (rettili, mammiferi e uccelli) vengono definite dai paleontologi orme. Queste sono indizi inequivocabili del passaggio di un organismo vivente; ma come capire chi poteva essere?

Lo studio delle orme fossili, ci permette di capire se l’autore di una traccia camminava su due zampe (se, cioè, era bipede) oppure su quattro (quadrupede); in questo secondo caso riconosceremo solitamente due orme più grandi (le zampe posteriori, i “piedi”) associate a due più piccole (le zampe anteriori, le “mani”).  In linea generale la forma delle orme ci aiuterà a capire se l’animale era carnivoro o erbivoro: per cacciare servono (spesso) unghie appuntite – come gli artigli di un leone – che saranno dunque visibili nell’orma; per brucare, invece, queste non sono per nulla utili: l’orma sarà allora più rotondeggiante. La loro dimensione ci darà informazioni precise sulla taglia dell’animale. Studiando la distanza tra un’orma e l’altra (ovvero nelle successioni consecutive di orme, come in una camminata) i paleontologi riescono a calcolare la velocità precisa di spostamento. Possono anche capire come si comportavano: se erano da soli o in compagnia, se stavano scappando o inseguendo una preda, se feriti o ammalati.

Il settore della paleontologia che si occupa dello studio delle impronte è detto icnologia (ichnos, in greco, significa “traccia”).

Una delle difficoltà principali della paleontologia è riconoscere l’autore di una traccia: differenti animali, infatti, lasciano orme simili; peraltro, uno stesso animale, in base al suo comportamento o alle differenti tipologie di terreno sul quale si muove (fangoso, umido, secco ecc.) può lasciare tracce differenti. Il modo che solitamente è usato per identificare l’autore di una traccia è quello di confrontare lo scheletro fossile di animali con orme fossili della stessa età.

Formazione di un'orma fossile (disegno di Marco Avanzini)

Uno studioso di impronte, in fondo, non si comporta in modo molto diverso da un cacciatore che con certezza identifica un capriolo alla vista di poche tracce lasciate sul terreno. Chi lavora con le impronte è anche un po’ come il principe che, nella celebre favola, trova Cenerentola. Una volta trovata la scarpetta (l’orma) è necessario trovare il piede giusto che la calzi (la zampa dell’animale). Il problema è che non sempre gli scheletri degli animali che vissero nel passato sono a nostra disposizione e, talvolta, anche avendo le ossa, non è facile capire in che modo i muscoli e la carne si adattavano su di esse per ricostruire la zampa originaria e, dunque, che traccia avrebbe lasciato sul terreno.

3 thoughts on “Fossili, orme e paleontologi

  1. Ho trovato un sasso con delle impronte se mi inviate indirizzo e-mail vi posso mandare la foto

  2. Molto interessante ,vi potrei mandare una foto ,che riguarda delle impronte su di in sasso.

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