È il 1973: un cavallo azzurro si lancia contro i cancelli dell’allora manicomio di San Giovanni, a Trieste, e li spalanca. “Il muro, il primo muro era saltato”. Così inizia la liberazione dei matti e quel processo che trent’anni fa porterà prima all’approvazione della legge 180 e poi alla definitiva chiusura del manicomio.
Marco Cavallo nasce nel laboratorio d’arte che nel 1972 Franco Basaglia fonda all’interno dell’ospedale, chiamando suo fratello Vittorio, scultore, e il commediografo Giuliano Scabia. Artisti e degenti collaborano gomito a gomito. Nascono quadri, illustrazioni, sculture, e opere teatrali come il celebre “teatro vagante”, il cantastorie che irrompe nei rioni di Trieste e porta per la prima volta a contatto i matti e la città.
Oggi come allora l’arte è uno strumento potente per comunicare la salute mentale.
Sedna ne parla con
Pino Roveredo, vincitore del premio Campiello 2005 con il libro “Mandami a dire”, dove nel racconto che dà il titolo al volume il protagonista, un ex-internato in manicomio, scrive lettere d'amore in cui il ricordo dell'elettroshock si accompagna a quello del dono di un fiore bianco.
E proprio “Ti regalerò una rosa” è il titolo della canzone con cui l'anno scorso
Simone Cristicchi ha vinto il Festival di Sanremo, un manifesto contro i manicomi. Ai microfoni di Sedna Simone racconta il suo impegno con lo spettacolo “Centro di Igiene Mentale”.
Il mondo intorno a me è immobile. E io per protesta dondolo sul bustoSimone cristicchi