"Culture, tradizioni e approcci cognitivi degli ultimi millenni sul ruolo della donna, la gravidanza, il momento della riproduzione, la coppia, la genitorialità, sono stati stravolti da innovazioni stratificate dagli anni Sessanta a oggi". Così esordisce il suo iter su bioetica e fecondazione medicalmente assistita, Cinzia Caporale, biologa, presidente del Comitato di bioetica dell'UNESCO e vicepresidente del Comitato nazionale per la bioetica, docente all'Università di Siena.
La storia della fecondazione assistita ha, negli anni, accumulato diverse posizioni, favori e resistenze. Qual è il significato di questo dibattito?
Dagli anni Sessanta a oggi si sono susseguite importanti innovazioni che hanno comportato forti discontinuità scientifiche, psicologiche, culturali, sociali. Si tratta di un cambiamento antropologico non facile da metabolizzare sia per i singoli individui sia per la società.
L'inizio della storia è segnato dalla diffusione dei metodi contraccettivi. È in questo momento che, per la prima volta, si afferma l'idea di una maternità responsabile: la possibilità da parte della donna di decidere quando avere un bambino trasforma la fertilità da un subire passivo, sociale e biologico, a una scelta. A questo cambiamento qualche anno più tardi ne seguirà un altro: la legalizzazione dell'aborto. L'interruzione volontaria della gravidanza, una pratica che esiste da sempre, negli anni Settanta emerge finalmente dall'illegalità, dal biasimo e dai pericoli. Nella maternità viene così introdotto un secondo momento di decisione e la gravidanza da evento imprescindibile diviene una scelta. Negli anni Ottanta poi, con la diffusione delle tecniche di fecondazione assistita si ha una nuova rivoluzione: l'introduzione di un momento di "artificialità" nella riproduzione e, quindi, un momento ulteriore di decisione. Prospettive prima impensabili diventano realistiche: condizioni di infertilità e sterilità vengono aggirate; si allunga il periodo di fertilità; compaiono nuove figure come quella del donatore di gameti.
Contraccezione, aborto e fecondazione assistita definiscono così tre momenti innovativi che concorrono nel creare una nuova prospettiva della riproduzione, rispetto alla quale si interseca un altro orizzonte, quello della ricerca scientifica. Sono gli anni degli studi sulle cellule staminali, sulla clonazione a fini terapeutici, sulla clonazione a fini riproduttivi di mammiferi. E accanto alla scienza e alla riproduzione di embrioni a fini sperimentali, iniziano ad aggirasi nuovi scenari, per esempio quello della clonazione umana.
Dove si sviluppa, a volte si aggroviglia, il dialogo tra bioetica e fecondazione medicalmente assistita?
I temi del dibattito sono molteplici. A mio avviso, sono tre le principali questioni bioetiche: il modello famiglia a cui ci si riferisce, lo statuto ontologico dell'embrione e la discussione sulla legittimità dello Stato nella regolamentazione di questioni private della vita degli individui.
Nella definizione di famiglia esistono diversi orientamenti culturali, religiosi, personali. In Italia cambiamenti della società introdotti dal divorzio, dal diffondersi dell'adozione, dal riconoscimento della parità tra uomo e donna ecc., hanno portato, negli anni Settanta, l'affermazione di un nuovo tipo di famiglia: una comunità basata sugli affetti in cui il dato biologico è ridimensionato. Al centro sono poste questioni come i doveri nei confronti dei minori, la tutela, di crescita, il diritto al benessere e l'affettività dei bambini; l'eredità biologica diventa secondaria rispetto all'eredità culturale e alla dimensione affettiva. Definire una normativa in materia di fecondazione assistita rischia di sottendere in realtà dei modelli familiari ben precisi. La Legge 40/2004 sostiene infatti un unico modello, quello costituito da due genitori e i figli, e torna ad assegnare nuovamente al dato genetico — o come si diceva in altri tempi, alla stirpe e al sangue — il privilegio di stabilire i rapporti di parentela.
Sulla tutela dei diritti dell'embrione esistono differenti posizioni, quali?
Credo si possano riassumere in tre principali schieramenti. C'è chi è fautore della sacralità della vita fin dalla sua scintilla iniziale. L'argomentazione a cui fanno riferimento i sostenitori di questa tesi è una continuità dello sviluppo dal momento primo dell'esistenza, la fecondazione, fino allo sviluppo pieno; di conseguenza nei confronti dell'embrione, ovvero di "uno di noi", la società deve assumere dei doveri assoluti. Un secondo schieramento sostiene invece che il valore dell'embrione sia progressivo, da cui i suoi diritti crescono proporzionalmente con il suo stesso sviluppo. Il valore dell'embrione quindi non va difeso come assoluto ma va bilanciato con altri interessi e diritti in gioco. Esiste poi una terza posizione, a cui sono particolarmente affezionata, secondo cui non è razionalmente possibile ordinare gerarchicamente una serie di criteri che permettono di definire una persona umana: la continuità dello sviluppo è un criterio importante, ma ne esistono altri ugualmente ragionevoli. Si può infatti sostenere che l'embrione diventi una persona nel momento in cui ha lo stesso DNA della persona che sarà, quindi trenta ore dopo la sua formazione; altri possono pensare che la persona nasca quando nasce l'individuo, che in termini biologici significa nel momento in cui l'embrione diviene indivisibile, quindi non può generare dei gemelli, ossia dopo otto o dieci giorni dopo la sua formazione. Secondo altri ancora non possiamo parlare di vita umana piena finché l'embrione non ha la possibilità di svilupparsi all'interno di un utero materno. Ancora, c'è chi sostiene che si possa parlare di persona solo quando si è sviluppato un primordio di sistema nervoso. Insomma, questi sono tutti criteri razionali, ognuno con la sua fondatezza; ciascuno di noi può affezionarsi a uno e stabilirlo come primario.
A questo punto entra in gioco la terza questione bioetica in tema di fecondazione assistita ...
Infatti, il ruolo della politica e del legislatore in una democrazia liberale. Alcuni ritengono che la politica possa entrare nella vita privata delle persone. Altri, tra cui io, credono invece che quando c'è un dubbio filosofico, scientifico e razionale così ampio, quando si vive in una realtà, come società italiana, in cui convivono scuole di pensiero, religioni, orientamenti culturali e antropologici diversi lo Stato debba astenersi dallo stabilire una verità maiuscola per legge. Questo significa garantire tutti i soggetti compresi il concepito ma non stabilire, quindi imporre anche a chi si riferisce a modelli diversi, dei paletti per legge.
Esistono poi altre questioni bioetiche legate alla fecondazione assistita. Tra questi quelli legati alla ricerca scientifica, come la possibilità di utilizzare o creare ad hoc embrioni a fine di ricerca. Un ulteriore capitolo della bioetica riguardano l'autonomia personale rispetto alla tutela della propria salute, la responsabilità medica, il consenso informato. Altro tema importante è la cosiddetta eugenetica, ossia la possibilità di utilizzare tecniche scientifiche per indirizzare in una direzione voluta la genetica del nascituro. La legge attuale permette l'accesso alle tecniche solo ai malati di sterilità e infertilità, esculdendo i portatori di malattie ereditarie o infettive perché in questo caso si dovrebbe ricorrere alla selezione di embrioni o l'utilizzo di un donatore esterno. La questione è strettamente connessa al tema dell'aborto. In entrambi i casi, infatti, si interviene dopo un atto diagnostico, ma nel caso della procreazione assitita con la diagnosi pre-impianto, nel caso dell'aborto, successivamente, con la diagnosi prenatale.
Fino a che punto si può scegliere della vita di altri individui? Esiste il rischio che l'eugenetica diventi un piano sociale coercitivo o può essere semplicemente una pratica medica individuale e libera? In che senso dobbiamo tutelare l'embrione? Esiste una differenza tra abortire un embrione malato e selezionare un embrione sano? Sono tutti temi ancora da esplorare e discutere. L'errore è che la legge imponendo un solo punto di vista chiude la discussione invece che consertirla.
La conclusione del “caso Englaro” non chiude la questione spinosa della legge sul testamento biologico che in Italia ancora manca e anzi, se come è probabile, verrà votata in questi giorni una legge circoscritta unicamente all'alimentazione e all'idratazione artificiale dei pazienti incapaci di provvedere a se stessi, si rischia di cadere nel caos più assoluto. Come spiega Mario Riccio, medico “Che ha fatto la volontà di Piergiorgio Welby” come recita il titolo di un suo libro – e che è stato assolto l'anno scorso dall'accusa di “omicidio consenziente” - non saranno solo i cittadini a farne le conseguenze, ma anche i medici che si troveranno ad affrontare situazioni sempre più complicate e pazienti sempre meno fiduciosi.
Il caso Englaro - Beppino Englaro il padre di Eluana, una donna in coma per 17 anni, dopo varie battaglie legali ha ottenuto la sospensione delle cure che tenevano in vita la figlia scatenando così la forte opposizione da parte del Governo Italiano -, ha messo in evidenza la necessità di una legge per il testamento biologico in Italia. Il rischio, o la certezza visto il disegno di legge che dovrebbe essere approvato a breve, è che nella fretta si finisca per far passare un provvedimento parziale e che limiterà la libertà di scelta di ogni cittadino. Con Giovanni Boniolo, filosofo della scienza esperto di bioetica e coordinatore del dottorato in “Foundation of life sciences and their ethical consequences” abbiamo discusso della deriva italiana in fatto di autodeterminazione del paziente.
Il Large Hadron Collider è un dispositivo lungo 27 chilometri situato a circa 100 metri di profondità al confine tra Francia e Svizzera. Al suo interno i fasci di protoni corrono a velocità della luce. In alcuni punti la temperatura è da brivido, quasi 270 gradi sotto zero. Ma quando i protoni si scontrano la temperatura sale fino a diventare 1000 miliardi di volte maggiore di quella al centro del Sole. I suoi numeri sono da record: LHC oggi è la macchina più potente e la fabbrica di informazioni più grande del mondo. Il suo obiettivo principale? Trovare una particella: il bosone di Higgs. Maria Curatolo, responsabile per l’INFN dell’esperimento ATLAS, spiega a Scienza Esperienza gli obiettivi degli esperimenti di LHC.