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Nature sostiene i ricercatori italiani

La rivista scientifica avanza una dura critica al governo Berlusconi per riduzione dei fondi alla ricerca

Nature 16 ottobre 2008

“È un momento buio e di rabbia per gli scienziati italiani, alle prese con un governo che esibisce la sua particolare filosofia di riduzione dei costi". Sono le parole della prestigiosa rivista scientifica Nature che questa settimana ha deciso di dedicare un editoriale proprio alla situazione della ricerca in Italia e di parlare delle decine di migliaia di ricercatori che nella settimana scorsa sono scesi in piazza contro una proposta di legge ideata per controllare la spesa pubblica.

Nel tentativo di rilanciare un’economia in difficoltà, scrive l’editoriale di Nature, il governo italiano si sta concentrando su obiettivi facili ma poco lungimiranti, tra cui quello di usare i fondi di università e ricerca come fondi per dare sollievo a banche e istituti di credito.

Con la proposta di legge approvata qualche giorno fa alla Camera, il governo potrebbe disfarsi di circa duemila ricercatori a tempo determinato, spina dorsale delle istituzioni scientifiche di ricerca del Paese con un organico ampiamente sottodimensionato, e metà dei quali sono già stati selezionati per posti a tempo indeterminato.

"Non è la prima volta che Berlusconi prende di mira le università. In agosto, aveva firmato un decreto con cui aveva tagliato del 10% il budget degli atenei consentendo di coprire solo un posto su cinque tra quelli vacanti. Ha anche permesso di convertire le università in fondazioni private per consentire introiti aggiuntivi", ha scritto la rivista. E visto il clima, i rettori credono che l'ultima mossa potrebbe servire a giustificare ulteriori tagli ai bilanci.

Intanto, osserva ancora Nature, "il ministro dell'Educazione, delle Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini, è rimasta in silenzio e ha rifiutato un incontro con scienziati e accademici per sentire le loro ragioni, senza neanche delegare alcun sottosegretario perché affrontasse al suo posto questi temi".

Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione e dell'Innovazione e ideatore del progetto di legge, ha incontrato le organizzazioni scientifiche colpite ma solo per ribadire che si può far poco per bloccare o cambiare il provvedimento. Finiscono su Nature anche le sue dichiarazioni di qualche giorno fa a La Repubblica, quando ha paragonato i ricercatori a capitani di ventura, o mercenari del Rinascimento, dicendo che "dar loro un lavoro a tempo pieno sarebbe un po' come ucciderli".

Anche se il governo Berlusconi sostiene che le misure sul budget siano necessarie, secondo Nature, sta commettendo l’errore di trattare la ricerca come un'altra spesa da tagliare, quando sarebbe meglio considerarla un investimento nel costruire l'economia della conoscenza del XXI secolo".

Nature ha anche ricordato che l'Italia, nel G8, ha una delle spese più basse per la ricerca, circa l' 1,1%, meno della metà di Paesi come Francia e Germania.

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