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Robert J. Sawyer

Robert J. Sawyer

Neanderthal è bello

Una ricerca appena pubblicata dimostra che i Neanderthal non erano affatto meno intelligenti dei nostri antenati Homo sapiens. Lo scrittore Robert J. Sawyer, ci racconta perché siamo stati piuttosto razzisti nei confronti dei nostri cugini.

5 settembre 2008
Davide Ludovisi

Brutti e scemi. Così ce li siamo immaginati i Neanderthal (Homo neanderthalensis). La nostra specie, Homo sapiens sapiens si è sempre considerata superiore ai nostri cugini.

Tutto è iniziato quarantamila anni fa, quando i nostri antenati, muovendosi dall'Africa, hanno iniziato a colonizzare l'Europa durante l'Era glaciale, entrando così in contatto con i Neanderthal, che si sono poi estinti circa dodicimila anni dopo. In molti hanno sostenuto che sia stata proprio la loro stupidità a farli sparire dalla faccia del nostro pianeta.

Ultimamente, però, la figura dei Neandertal è stata notevolmente riabilitata, alla luce di nuove scoperte. L'ultima in ordine di tempo sembra abbattere definitivamente la supposta inferiorità di questa specie. Sono stati infatti appena pubblicati sul Journal of Human Evolution i risultati di uno studio durato tre anni durante i quali si sono analizzati gli utensili prodotti dagli Homo sapiens e dai Neanderthal ed è emerso che in molti casi quelli dei Neanderthal erano più efficienti.

Sembra improbabile, quindi, che i nostri cugini si siano estinti a causa della loro “supidità”. Cosa sarebbe successo se fossero sopravvissuti? Lo abbiamo chiesto allo scrittore Robert J. Sawyer, vincitore, tra gli altri premi, dell’Hugo Award (il maggiore riconoscimento internazionale per la fantascienza) per il romanzo La genesi della specie (Hominidis), il primo di una trilogia che esplora una Terra alternativa dove i Neanderthal sono sopravvissuti fino ai giorni nostri.


Robert Sawyer, lo stereotipo del Neanderthal gretto e ignorante è durato per molto tempo...


È interessante constatare, in effetti, per quanto tempo sia durato il pregiudizio nei confronti dei Neanderthal. Certo, non è rimasto nessuno di loro oggi a formare una lobby per difendersi dalla cattiva pubblicità. Tuttavia, nonostante fossero fisicamente più robusti di noi, e avessero un cervello grande come o più del nostro continuiamo ancora oggi a dipingerli come esseri inferiori.


Ma come mai ci siamo ritenuti da sempre superiori ai Neanderthal?


Secondo noi la nostra specie ha iniziato a dar prova di intelligenza dimostrando una credenza nell’aldilà, circa quarantamila anni fa. Abbiamo infatti iniziato a seppellire assieme ai nostri morti oggetti come strumenti, monili e pezzi di carne, cose troppo preziose da mettere dentro a un buco senza la convinzione che sarebbero servite in una realtà ultraterrena. Ebbene, i Neanderthal erano nostri vicini, ci hanno visto fare quelle cose e non hanno mai copiato quel comportamento. Si potrebbe pensare che non siano mai caduti nella trappola della superstizione.

Sono sembrati anche molto meno interessati nel make-up e nei gioielli rispetto ai nostri antenati; noi ci ricoprivamo di ocra e fabbricavamo collane, loro no. Tendiamo a considerare la superstizione e la vanità come segni della superiorità dell’intelligenza degli Homo sapiens rispetto alla loro, ma i Neanderthal forse li ritenevano segnali della nostra bassa razionalità, di una mentalità superficiale.

I Neanderthal erano brillanti: fabbricavano strumenti e avevano una complessa composizione sociale. Ma noi esibiamo come superiori comportamenti che molti ora considerano frivolezze.


Metin Eren, il principale autore dello studio comparativo sugli strumenti in pietra degli Homo sapiens e dei Neanderthal dice che per i nostri antenati la tipologia di strumento adottata era sì meno efficiente, ma probabilmente aveva forti valori simbolici: servivano anche da collante sociale per gli scambi all'interno del gruppo di appartenenza.


Già, quindi, in altre parole, noi abbiamo sempre cavalcato l’onda della moda e dell’appariscenza per identificare quelli che appartenevano al nostro gruppo e quelli che ne erano esclusi. E i Neanderthal erano out. La nostra specie ha sempre stigmatizzato elementi differenti dal nostro aspetto. Immaginiamo quanto male avremmo trattato gente senza mento, con grandi nasi e sopraciglia aggrottate. Sospetto che la scomparsa dei Neanderthal sia stata la conseguenza di uno dei primi genocidi per i quali siamo responsabili.


Siamo stati così cattivi?


Considera questo: una tecnica standard usata dai nostri antenati era di condurre un’intera mandria di animali giù da una scogliera, anche se solo una piccola parte della carne poteva essere mangiata prima che la andasse a male; non c’è alcuna prova che i Neanderthal cacciassero più del necessario, ma noi invece l’abbiamo sempre fatto. Ancora, chi era più brillante tra i due?

Tristemente, la sopravvivenza di chi si adatta meglio teorizzata da Darwin spesso significa la sopravvivenza di chi è più cattivo. Noi bariamo e uccidiamo indiscriminatamente, e ci è sempre piaciuto dichiararla cosa buona e giusta, perché abbiamo sempre considerato dio o gli dei dalla nostra parte. Sì, alla fine abbiamo vinto, ma ciò non ci rende migliori.

Una questione di fiducia

Mario Riccio Mario Riccio

La conclusione del “caso Englaro” non chiude la questione spinosa della legge sul testamento biologico che in Italia ancora manca e anzi, se come è probabile, verrà votata in questi giorni una legge circoscritta unicamente all'alimentazione e all'idratazione artificiale dei pazienti incapaci di provvedere a se stessi, si rischia di cadere nel caos più assoluto. Come spiega Mario Riccio, medico “Che ha fatto la volontà di Piergiorgio Welby” come recita il titolo di un suo libro – e che è stato assolto l'anno scorso dall'accusa di “omicidio consenziente” - non saranno solo i cittadini a farne le conseguenze, ma anche i medici che si troveranno ad affrontare situazioni sempre più complicate e pazienti sempre meno fiduciosi.

Federica Sgorbissa

11 febbraio 2009

Una legge sul testamento biologico

Boniolo Giovanni Giovanni Boniolo

Il caso Englaro - Beppino Englaro il padre di Eluana, una donna in coma per 17 anni, dopo varie battaglie legali ha ottenuto la sospensione delle cure che tenevano in vita la figlia scatenando così la forte opposizione da parte del Governo Italiano -, ha messo in evidenza la necessità di una legge per il testamento biologico in Italia. Il rischio, o la certezza visto il disegno di legge che dovrebbe essere approvato a breve, è che nella fretta si finisca per far passare un provvedimento parziale e che limiterà la libertà di scelta di ogni cittadino. Con Giovanni Boniolo, filosofo della scienza esperto di bioetica e coordinatore del dottorato in “Foundation of life sciences and their ethical consequences” abbiamo discusso della deriva italiana in fatto di autodeterminazione del paziente.

Federica Sgorbissa

10 febbraio 2009

Tanto rumore per una particella

Maria Curatolo Maria Curatolo

Il Large Hadron Collider è un dispositivo lungo 27 chilometri situato a circa 100 metri di profondità al confine tra Francia e Svizzera. Al suo interno i fasci di protoni corrono a velocità della luce. In alcuni punti la temperatura è da brivido, quasi 270 gradi sotto zero. Ma quando i protoni si scontrano la temperatura sale fino a diventare 1000 miliardi di volte maggiore di quella al centro del Sole. I suoi numeri sono da record: LHC oggi è la macchina più potente e la fabbrica di informazioni più grande del mondo. Il suo obiettivo principale? Trovare una particella: il bosone di Higgs. Maria Curatolo, responsabile per l’INFN dell’esperimento ATLAS, spiega a Scienza Esperienza gli obiettivi degli esperimenti di LHC.

Ilenia Picardi

23 settembre 2008

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